mercoledì 30 aprile 2008
Good morning Italia 1
Buon giorno, Italia. Il Parlamento è tornato al lavoro. E presto ripartirà anche il Governo. Il solito tran-tran. Ributteranno in aria tutto ciò che ha fatto Prodi, l'opposizione farà casino, voleranno insulti ma nessuno entrerà fino in fondo nelle radici dei problemi. Che non sono qui. Sono nel mondo. Ma nessuno dà l'impressione di accorgersene. La sicurezza ( tanto per dirne una)? Ma non sarà che sta arrivando da noi una moltitudine di disperati perché nei loro paesi il riso costa come da noi una Mercedes, perché c'è qualcuno da qualche altra parte del mondo che fa il furbo con la scusa dei biodiesel?
martedì 29 aprile 2008
EJA EJA ALEMÁ
Yes we can. I care. Er JFK de’ noantri, il martinlutero king(size), il pupillo di nonna Papera, il gozzo d’anatrone che ha varato il piddì (partito democristo) dopo la parentesi agricola vuliva, sul palombo, e il traghettamento del pds (partito democristiano sinistro) è riuscito anche nel miracolo di consegnare, dopo l’Italia, anche la sua capitale alla destra. Il primate delle primarie, il palazzinaro del Pigneto, il duca dei cinema d’essai, lo scrittore fantasma all’ombra dell’alba (parietti?) è riuscito in un colpo solo a fare ciò che anche le madonne piangenti nel ’48 avevano fallito. Bello ‘sto voto utile, con l’apparentamento all’itaglia dei valori (bollati): roba da rimanere bàsiti. Eppoi, dice, uno si butta al centro… Ho capito che confonde Realacci per la Rosibindi (fratelli gemelli, ma è Rosi che ha le palle) che ha preso Bettini per una mongolfiera, credendolo citazione di un film di Herzog. Questo supponente frequentatore di salotti, più dandini che dandy, più ignorante di uno zoccolo di frate, direttore di giornale senza essere giornalista, laureato honoris clausola, paradigma del venditore di vento, adesso raccoglie la tempesta che ha seminato. Probabilmente non distinguendo un D’Alema da un Alemanno. Me lo immagino, malinconico nel loft, dopo aver girato la penisola in bus, che fa un break, ascoltando jazz, ritirandosi in W.C. E mi fa più pena che schifo, come gli spetterebbe. Pensando ai suoi slogan, della meglio gioventù: se po’ fa’, me frega. Risultato: Alemanno al Campidoglio e Silvio a Palazzo Chigi. Alla sinistra resta lo zoccolo duro: quello delle case del popolo trasformate in balera, prima che diventino ipermercati coop (la dancing left, con tanto di pancera e di dentiera). Obsolieti di essere piddisseri. Intanto mettiamoci una croce (celtica) sopra.
Fabio Norcini
DOPO AVER ASSISTITO, ATTONITI, AL FALLIMENTO SUL CAMPO, DELLA POLITICA FALLIMENTARE PRODO-VELTRONIANA CHE SI PREFIGGEVA DALL’ INTERNO DEL SISTEMA CAPITALISTICO DI ARRIVARE AL CONSEGUIMENTO DI UNA SOCIETA' FINALMENTE GIUSTA, SENZA COGLIERE LA GRANDE NOVITA' DEMOGRAFICA DEGLI ULTIMI QUARANT’ANNI IN CUI L’UMANITA' HA VISTO PIU' CHE RADDOPPIARE LE PROPRIE ESIGENZE ALIMENTARI E DI SOPRAVVIVENZA RIDUCENDO, PER PURA SETE DI PROFITTO, LE PROPRIE RISORSE SIA ALIMENTARI CHE ENERGETICHE, GUARDIAMO CON RINNOVATA FIDUCIA AL NOSTRO PROGETTO SOCIALE, SOSTENUTO DALL’ EVIDENZA DEI FATTI CHE CI CIRCONDANO E DALLE ANALISI SCIENTIFICHE CHE PROVENGONO DALLE MENTI PIU' ILLUMINATE DEL PIANETA. PER PRIMA COSA DOVREMO FARE TUTTI UN PASSO INDIETRO; DOVREMO IMPARARE A RINUNCIARE A QUALCOSA. RIUSCIRE A CAPIRE COS’ E' CHE RENDE LA SINISTRA DIVERSA DALLA DESTRA. IL PASSO INDIETRO DA FARE PER SOPRAVVIVERE COME SOCIETA' CIVILE SI CHIAMA RISPARMIO ( IL CONTRARIO ESATTO DI QUEL CONSUMO DA CUI SI VORREBBE FAR DISCENDERE TUTTA L’ ATTUALE ORGANIZZAZIONE SOCIALE.)
IL RISPARMIO E' LA CHIAVE PER ACCEDERE ALLA NON DIPENDENZA. ALLA LIBERTA'
LA SINISTRA E' LIBERTA'.
UNA LIBERTA' VERA CHE AFFRANCA DALLE SCHIAVITU' IMPOSTE PER VIA MEDIATICA, DI CUI SILVIO BERLUSCONI E' STATO ED E' IL PIU' SOLERTE PRODUTTORE.
LIBERTA' DI LAVORARE PER PRODURRE IL PROPRIO BENESSERE IN UN SISTEMA CHE GARANTISCA IL BENESSERE DELLA COLLETTIVITA'.
UNA LIBERTA' IL CUI NOME NON OCCORRE SBANDIERARE PER 50 VOLTE COME HA FATTO BUSH NEL CORSO DEL DISCORSO DI APERTURA DEL SUO SECONDO MANDATO PRESIDENZIALE, MA CHE BISOGNA FAR VALERE SUL CAMPO, CON LEGGI, DIRETTIVE, PROGRAMMI.
NEL PROSSIMO INTERVENTO PARLEREMO DI COME INTENDIAMO SOVVERTIRE IL
IL SISTEMA BANCARIO
( SE SERVIZIO DEV’ESSERE, CHE SERVIZIO SIA)
IL DENARO NON E' UNA MERCE.
IL DENARO E' SOLO UNA CONVENZIONE
lunedì 28 aprile 2008
Da " VOGLIA DI CAMBIARE"
di Salvatore Giannella - Edizioni Chiarelettere
Così gli spagnoli hanno sottratto la televisione pubblica
al potere dei partiti
L’aveva promesso in campagna elettorale, nel 2004. E appena eletto
premier, il leader socialista Zapatero ha mantenuto la parola, riformando
la radiotelevisione pubblica spagnola e cancellando la «Tv di
partito».
Per affrontare questa sfida tutt’altro che facile, aveva affidato a
cinque saggi (tra questi, il filosofo e scrittore Fernando Savater, uno
dei più noti intellettuali in Spagna e anche in Italia, sostenitore del-
la prevalenza dell’etica in politica) il compito di elaborare una riforma
per garantire alla Tv pubblica indipendenza dai partiti di governo,
pluralismo e migliori contenuti.
L’11 maggio del 2006 hanno approvato la nuova legge che regolamenta
radio e televisione di proprietà dello Stato. Vota a favore la
Camera dei deputati, con l’eccezione del Partito popolare di opposizione.
La nuova normativa, che fa sue alcune delle raccomandazioni
dello studio presentato dal comitato dei cinque saggi, pone come
obiettivo l’indipendenza, l’obiettività, l’imparzialità e il pluralismo
politico nelle emittenti pubbliche.
Il 27 febbraio del 2007 parte il processo di riforma di Rtve. Prima
mossa, la riduzione dei costi: quattromilacentocinquanta dei
novemila dipendenti a casa (con prepensionamenti e indennizzi)
entro il 2008. Il debito di 7551 milioni di euro accumulati dall’ente
pubblico viene assunto dallo Stato. Ora la Radiotelevisión non è
più un ente pubblico ma una società anonima pubblica (Corporación
Rtve), con capitale statale e autonomia di gestione, sottoposta
al controllo del Parlamento.
Il nuovo modello prevede la creazione di un consiglio d’amministrazione
indipendente con maggiori funzioni e con più responsabilità
rispetto al passato. Il consiglio è formato da dodici membri
eletti con la maggioranza dei due terzi (quattro dal Senato e otto
dalla Camera) e ha un mandato di sei anni in modo da non coincidere
con la durata della legislatura. Anche il presidente viene nominato
dal Parlamento (in precedenza lo nominava il governo). E se
prima la televisione pubblica si finanziava solo con gli ingressi pubblicitari,
adesso il sistema di finanziamento è misto: il 35-40 per
cento infatti arriverà dalle casse dello Stato (ma non ci sarà nessun
canone per l’utente che continuerà a fruire della televisione pubblica
gratuitamente), il resto dalla pubblicità.
«I primi effetti positivi della riforma si sono già fatti sentire anche
se è un po’ troppo presto per fare un bilancio vero e proprio», spiega
Ángel Fernández, cinquantun’anni, giornalista specializzato in comunicazione
del quotidiano «El Mundo». «Un esempio? Basta guardare
i telegiornali: oggi sono più imparziali, mentre prima erano
sempre a favore del partito di governo e molto critici con le forze
politiche di opposizione. Per quanto riguarda i palinsesti, la nuova
Radiotelevisione spagnola punterà alla qualità. Grazie ai finanzia-
menti pubblici ci sarà infatti più informazione, più cultura (soprattutto
su La 2), più cinema spagnolo ed europeo, più spazio alle minoranze
sociali e meno pubblicità (da dodici minuti all’ora siamo
passati a nove). E almeno l’80 per cento dei programmi sarà di produzione
spagnola, abbattendo le spese per le acquisizioni di programmi
preconfezionati all’estero e dando più lavoro in casa.»
Quant’è distante la Rai italiana...
“… Il segreto generalizzato sta dietro lo spettacolo, come complemento decisivo di ciò che mostra e, se scendiamo al fondo delle cose, come la sua operazione più importante. Il solo fatto di essere ormai indiscutibile ha fornito al falso una qualità del tutto nuova. Allo stesso tempo, il vero ha smesso di esistere quasi dappertutto, o nel migliore dei casi si è visto ridotto allo stato di ipotesi indimostrabile. Il falso indiscutibile ha ultimato la scomparsa dell’opinione pubblica, che in un primo tempo è stata incapace di farsi sentire; e in seguito, molto rapidamente, anche solo di formarsi. Naturalmente ciò provoca conseguenze importanti nella politica, nelle scienze applicate, nella giustizia, nella conoscenza dell’arte.
La costruzione di un presente in cui la moda stessa, dall’abbigliamento ai cantanti, si è immobilizzata, che vuole dimenticare il passato e che non da più l’impressione di credere in un futuro, è ottenuta grazie all’incessante passaggio circolare dell’informazione, che ritorna continuamente su una lista brevissima di inezie sempre uguali, annunciate con passione come notizie importanti; mentre le notizie veramente importanti, su ciò che effettivamente cambia, passano solo di rado e per brevi baleni. Riguardano sempre la condanna che questo mondo pare aver pronunciato contro la propria esistenza, le tappe della sua autodistruzione programmata.”
da GUY DEBORD
Commentari alla Società dello Spettacolo