giovedì 29 ottobre 2009

Buongiorno Italia dall' Asino


SCORCIATOIA
di Bandanax


RAGLI&BELATI

di Zacc e Bélina


L' AZZECCAGARBUGLIO


Zacc- ho bisogno di essere lodato


Bélina – mavalà


FALCE E MARTELLETTO...GIUDICE PERFETTO
di Rocco Grieco



CONTEMPORANEAMENTE       

di Giuseppe Ciarallo

 

Vai ora a far capire alla gente più umile, a quell’Asino del popolo, che non è vero che i politici sono tutti uguali, che non è vero che chi va al mulino necessariamente s’infarina. Come convincerlo, visto che negli ultimi tempi - e il modello sociale imposto dal Cavaliere non è certo scevro da responsabilità - sia a destra che a sinistra si sono avuti casi di politici, amministratori pubblici, onorevoli dai comportamenti alquanto discutibili e molto poco onorevoli?

Forse sarebbe ora di ricominciare a pensare che proporsi per una carica pubblica è un atto di estrema responsabilità e non un mero esercizio di potere da sbattere in faccia alla plebe con tutta l’arroganza del “lei non sa chi sono io!”.

E’ così difficile capire che ci sono azioni che prese singolarmente sono lecite, attuate invece contemporaneamente diventano quantomeno immorali quando non addirittura illegali? Scolarsi un bottiglione di vino e guidare un’automobile, sono cose che se fatte separatamente non hanno nulla di illegale (la prima può essere considerata tutt’al più sconveniente, la seconda invece è evidentemente del tutto normale). Mettersi alla  guida dopo aver scolato il suddetto bottiglione, invece, oltre che immorale è anche chiaramente illegale.

Allo stesso modo, governare, quindi mettersi a capo di una comunità per guidarla nell’interesse della stessa, è azione meritoria e ammirevole; utilizzare auto di servizio e aerei presidenziali per meglio esercitare il proprio incarico pubblico, è cosa normale e ovviamente consentita; frequentare minorenni, andare a puttane o avere rapporti con transessuali sono attività per alcuni riprovevoli, ma non annoverabili tra quelle illecite, almeno fino a quando non entreranno in vigore quelle norme già approvate ma opportunamente bloccate, o semplicemente “rimandate”, non appena è scoppiato lo scandalo delle rivelazioni della escort D’Addario.

Ma l’essere a capo di una comunità (cittadina, provinciale, regionale o nazionale, poco importa), e contemporaneamente il partecipare a festini a base di cocaina, prostitute e/o transessuali, oltretutto utilizzando mezzi di spostamento (auto blu e aerei statali) messi a disposizione per l’esercizio di funzioni pubbliche, diventano attività moralmente indegne quando non specificamente illecite (che pongono l’interessato in una situazione di ricattabilità, proprio come avvenuto nei casi Berlusconi e Marrazzo).

Per cui del Governatore del Lazio (del Cavaliere è già stato detto tutto ed è persino inutile sprecare altro fiato), oltre a non comprendere la scelta di rifugiarsi in un istituto religioso, recitando la ridicola parte della pecorella smarrita, non condivido nemmeno il suo denunciare come debolezze private, inclinazioni sessuali alla fin fine legittime, delle quali semmai avrebbe dovuto rendere conto solamente ai suoi familiari, moglie e figlia in primis. La vera sua debolezza privata è stata quella di voler assurgere al ruolo di capo di una comunità senza avere le carte in regola per farlo (scelta questa, evidentemente dettata più da insano narcisismo che da reale volontà di impegno e sacrificio, doti che dovrebbero essere indispensabili a un amministratore della cosa pubblica, oltre naturalmente alla irreprensibilità della propria condotta e a uno spessore morale di taglia extralarge).

Di tutta questa squallida faccenda, la cosa che più rammarica è l’ennesimo scossone inferto al già precario equilibrio sul quale poggia l’ormai quasi nulla credibilità delle istituzioni democratiche nate dalla Resistenza.

Per il resto, è giusto che ognuno faccia i conti con la propria coscienza. Qualora presente.


FORUM
di Bandanax


MALI DI STAGIONE
di Umberto Romaniello

mercoledì 28 ottobre 2009

Buongiorno Italia dall' Asino


CLERIC SUASION
di Bandanax



DOPO TUTTO QUESTO SCONQUASSO...
di Giulio Laurenzi



IN DIRETTA DAL LETTONE
di Paride Puglia


DICTATOR'S PARTY
di Bandanax



ASPETTANDO IL LEADER
di Ro Marcenaro



PRIMIZIE
di Bandanax


DECOUPAGE
di Bandanax


RAGLI&BELATI

di Zacc e Bélina


SHACHERATO 


Zacc- Percorso diverso, con persone diverse

Bélina – l’importante è che porti al Vaticano



DEBOLEZZE PRIVATE

di Bandanax



RUTTELLI SE NE VA
di Enrico Bertuccioli


RUTTELLI, LA TROTTOLA
di Rocco Grieco


IL MASSIMO
di Emper

PAPPAGALLI
di Francesco Raucea



martedì 27 ottobre 2009

Buongiorno Italia dall' Asino


... E PER CONCLUDERE...
di Marco Travaglio

"Buongiorno a tutti. Vorrei partire da una cosa che accadde 15 anni fa, esattamente 15 anni fa, nel novembre del 1994: Berlusconi aveva appena ricevuto il suo primo invito a comparire, quello famoso del 21 novembre, quando lui stava a Napoli a inaugurare un convegno internazionale sulla criminalità e il pool di Milano, credendolo già a Roma, gli mandò i Carabinieri a Palazzo Chigi per notificargli quest’invito a comparire, in cui gli si contestavano tre tangenti della Fininvest alla Guardia di Finanza. L’invito a comparire era una convocazione dell’allora e anche oggi Presidente del Consiglio per un interrogatorio e conseguentemente il pool di Milano - Borrelli, D’Ambrosio, Di Pietro, Davigo, Colombo, Greco - stava organizzando l’interrogatorio, che era piuttosto complesso in quanto avrebbe dovuto avvenire contestualmente in due stanze, con due personaggi diversi; da una parte avrebbero dovuto interrogare Berlusconi e, contemporaneamente, in un’altra stanza del Palazzo di Giustizia dovevano sentire l’Avvocato Berruti, consulente della Fininvest, che era stato sorpreso a inquinare le prove dell’indagine sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza e, soprattutto, a aver ordinato questo depistaggio dell’indagine subito dopo un incontro a Palazzo Chigi proprio con Berlusconi: da qui l’incriminazione anche di Berlusconi e quindi dovevano sentire i due protagonisti di quell’incontro, per vedere se si sarebbero o meno contraddetti sull’oggetto di quel vertice a Palazzo Chigi, che precedette l’inquinamento delle prove sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza. Il pool stava lavorando alla preparazione di quest’interrogatorio, sono quelle le riunioni durante le quali Di Pietro si disse sicuro di poter dimostrare al processo, prima nell’interrogatorio e poi al processo, la colpevolezza di Berlusconi con la famosa frase “ io quello lo sfascio”, che voleva dire appunto quello, ossia abbiamo gli elementi sufficienti per farlo condannare.

Di Pietro, Previti e il dossier Gorrini

In quei giorni Di Pietro riceve una telefonata: la telefonata gli arriva dall’allora Ministro della Difesa, Cesare Previti. Cesare Previti era il Ministro della Difesa ma avrebbe dovuto, secondo i desideri di Berlusconi e di Previti, essere il Ministro della Giustizia, Scalfaro aveva imposto che fosse spostato alla difesa, mentre alla giustizia era andato Alfredo Biondi. Ma tutti sanno che Previti tirava i fili da dietro le quinte e si occupava molto di giustizia, infatti Previti telefonò a Di Pietro per dirgli qualcosa che riguardava il Ministero della Giustizia, ovvero che il Ministero della Giustizia aveva avviato un’ispezione disciplinare contro Di Pietro a partire da un dossier: un dossier che poi fu chiamato dai giornali il dossier Gorrini, chi era Gorrini? Un assicuratore che conosceva Di Pietro, proprietario della Maa Assicurazioni, navigava in cattive acque, era sotto processo per bancarotta e reati societari, era con l’acqua alla gola e conseguentemente aveva passata quell’estate del 94 alla ricerca di aiuto e, naturalmente, si era rivolto anche all’entourage di Berlusconi; in particolare, era andato a trovare Paolo Berlusconi e gli aveva raccontato di quando un suo collaboratore della Maa Assicurazioni, un certo Rocca, che era molto amico di Di Pietro e che andava a caccia insieme a Di Pietro, aveva aiuto quest’ultimo anni prima in un momento di difficoltà, prestandogli 100 milioni di lire, quando Di Pietro doveva mettere su una casetta per suo figlio di primo letto, che non andava d’accordo con la seconda moglie di Di Pietro e conseguentemente doveva andare a vivere da solo e Rocca gli aveva prestato 100 milioni, che poi Di Pietro aveva restituito dopo l’inizio di mani pulite, in quanto aveva scritto un libro sulla Costituzione, lui era molto famoso e quindi aveva incassato molti diritti d’autore, allora aveva restituito quei soldi. E poi Gorrini racconta che sempre Rocca, quando Di Pietro, anni prima di mani pulite, aveva fuso la sua  automobile, una Ritmo, gli aveva dato una Mercedes usata di quelle che stavano lì nei magazzini, nei parcheggi dell’assicurazione e che poi Di Pietro aveva utilizzato per un certo periodo e poi l’aveva venduta al suo Avvocato. Gorrini che cosa fa? Da questi due fatti veri, diciamo pure inopportuni per un magistrato, in quanto un magistrato non deve farsi prestare i soldi neanche dal suo migliore amico proprio per non dover, in qualche modo, dei favori a qualcuno, i soldi se li vuole se li fa prestare dalla banca facendo un mutuo, da questa leggerezza, a questo comportamento inopportuno di Di Pietro Gorrini ci mette un carico da cento, cioè aggiunge che in realtà quelli non erano stati dei prestiti fatti da Rocca a Di Pietro per amicizia, ma erano vere e proprie estorsioni fatte da Di Pietro, quindi da un magistrato, da un pubblico ufficiale, conseguentemente concussioni, nei confronti di Gorrini, per cui Di Pietro avrebbe ottenuto quei soldi e quella Mercedes in cambio di un trattamento di favore nei processi che Gorrini stava avendo a Milano per le disavventure finanziarie della sua Maa Assicurazioni. Questo è quello che va a dire Gorrini a Paolo Berlusconi, nei giorni precedenti il primo invito a comparire a Berlusconi, mentre già Paolo Berlusconi era sotto inchiesta, era stato addirittura arrestato il 24 luglio per le tangenti alla Guardia di Finanza e si stava arrivando a suo fratello, Presidente del Consiglio. Paolo Berlusconi manda Gorrini, il suo dossier a Previti, considerandolo evidentemente il vero dominus del Ministero della Giustizia, Previti lo gira a chi di dovere al Ministero della Giustizia, di cui lui disponeva con una certa dimestichezza e chi di dovere, ossia l’ispettorato del Ministero della Giustizia retto da Biondi, apre questa famosa ispezione ministeriale per indagare a livello disciplinare su quello che emerge dal dossier Gorrini. L’ispezione è riservata, nel senso che almeno all’inizio gli accertamenti devono essere fatti senza che Di Pietro li sappia, ma a questo punto Previti telefona a Di Pietro, magistrato che si sta preparando a interrogare Berlusconi. Cito da quello che ci ha raccontato Di Pietro per il libro “ Mani Pulite”, lo dico perché molti dei blogs ce lo chiedono, è molto probabile che ripubblicheremo in qualche volume “ Mani Pulite” aggiornato, con Chiarelettere che probabilmente lo metteremo a disposizione dei lettori de Il Fatto, distribuendolo insieme a Il Fatto, ci stiamo pensando in questi giorni, vi terrò informati perché purtroppo è introvabile, “ Mani Pulite”. 
Di Pietro - e questo risulta anche dai processi che si sono celebrati a Brescia, perché poi per tutto quello che c’è scritto nel dossier Gorrini Di Pietro verrà processato a Brescia e a Brescia si stabilirà che quei soldi erano semplicemente i prestiti del suo amico Rocca, neanche di Gorrini, ma di Rocca e che non c’era nessuna estorsione, nessuna concussione dietro e quindi non c’erano reati, c’era semplicemente quella leggerezza, grave finché si vuole, viste poi le conseguenze a cui porterà e di cui diremo tra un attimo - dice “ Previti mi telefonò e mi disse che c’erano queste accuse di Gorrini, che si era dovuta aprire un’ispezione riservata per verificarle, ma che lui lo sapeva benissimo che si trattava di una polpetta avvelenata. Gli risposi che sapevo quanto Gorrini fosse poco credibile”, Gorrini era alla canna del gas e quindi andava in giro a cercare di vendere questa storia per sputtanare Di Pietro, che all’epoca era una specie di Padre Eterno, era popolarissimo e era considerato dai politici una minaccia, nel caso in cui avesse smesso di fare il magistrato e fosse entrato in politica. In più stava anche per interrogare Berlusconi, l’aveva appena incriminato e conseguentemente capite che Gorrini pensava di avere in mano la gallina dalle uova d’oro e di potersela vendere al migliore offerente. “ Io gli risposi”, dice Di Pietro a Previti, “ che sapevo che Gorrini era poco credibile”. Tenete presente che in quel momento non si sa niente di Previti, Previti è il Ministro della Difesa, è un Avvocato di Berlusconi ma nessuno sa che Previti si comprava i giudici, qui siamo prima dello scandalo rivelato dall’Ariosto sulle toghe sporche, l’Ariosto parlerà soltanto un anno dopo, stiamo parlando di uno che, a parte la faccia e a parte essere l’Avvocato di Berlusconi, non era sospettato di nulla: ecco perché telefonava e Di Pietro gli rispondeva, perché era il Ministro della Difesa, ma non si sapeva nulla dei reati che aveva commesso. “Risposi dunque - dice Di Pietro - che sapevo quanto Gorrini fosse poco credibile, le sue confidenze, debitamente gonfiate e ritoccate a suo uso e consumo- sta parlando sempre di Gorrini - circolavano da tempo in forma anonima negli ambienti giudiziari, forensi e giornalistici, addirittura in veste di cruciverba ricattatori”, giravano lettere anonime, cruciverba con i nomi e le parole allusive, evidentemente Gorrini faceva girare queste cose nella speranza che, a questi ami, qualcuno abboccasse, oppure Gorrini ne parlava con qualcuno che poi metteva in giro questi dossier. “ In quei giorni io stesso, tramite qualche giornalista, ero venuto in possesso dello spezzone di un dossier anonimo: dissi a Previti che bastava ascoltare il collaboratore di Gorrini, Osvaldo Rocca - il suo amico - per sapere la verità e cioè che il prestito me l’aveva fatto lui, Rocca, non Gorrini. Previti promette che Rocca verrà sentito al più presto”. Alla fine Di Pietro si lascia andare a uno sfogo e rivela al Ministro che si dimetterà prestissimo, alla fine del processo Enimont e infatti Di Pietro in quei giorni, sapendo che girano questi dossier, pensa di accelerare un suo proposito che aveva già in animo da tempo: da tempo lui si era accorto che l’inchiesta mani pulite era finita, che non arrivava più l’acqua al mulino, cioè che non c’erano più imprenditori che collaboravano e rivelavano le tangenti e i politici si stavano chiudendo a riccio, con l’arrivo di Berlusconi e l’inizio della cosiddetta Seconda Repubblica e conseguentemente si rendeva conto che, da dentro la magistratura, non era più utile lavorare. Fece un po’ lo stesso ragionamento che fece Falcone quando tentò di andare a combattere la mafia dall’interno del sistema, andando al Ministero, o il ragionamento che, per contrario, ha fatto Gherardo Colombo due anni fa, quando ha lasciato la magistratura per dedicarsi a fare opera di formazione culturale in convegni etc., perché c’è un momento in cui il magistrato si rende conto che la sua opera è più utile da un’altra parte e allora decide di cambiare mestiere: qui Di Pietro aveva deciso di mettere in piedi una specie di - se ne parlava all’epoca - autorità anticorruzione, in collegamento con altri governi, in modo da riuscire a combattere la corruzione alla radice, addirittura potremmo dire dall’interno. Di Pietro infatti se ne andrà di lì a poco, intanto Berlusconi continua a rinviare il suo interrogatorio proprio perché spera che Di Pietro se ne vada prima e che quindi non sia lui a interrogarlo e, eventualmente, a sfasciarlo. Il 27 novembre è una domenica, il Palazzo di Giustizia è semideserto, Di Pietro si è confidato con Davigo su questo tentativo di ricatto ai suoi danni e Di Pietro e Davigo vanno a parlarne con Borrelli, Di Pietro annuncia a Borrelli che lascia il pool di Milano. Borrelli tenta di trattenerlo, D’Ambrosio anche, intanto ci sono minacce continue della falange armata contro Di Pietro, minacce di morte, il primo dicembre Di Pietro annuncia che se ne andrà a tutto il pool di mani pulite, Borrelli tenta un’ultima volta di trattenerlo, ma invano. Il 2 dicembre D’Ambrosio tenta ancora di trattenere Di Pietro, Emilio Fede nello stesso giorno annuncia che Di Pietro si dimetterà e cita un biglietto manoscritto senza firma, il 5 dicembre il TG1 conferma che Di Pietro se ne va e il 6 dicembre Di Pietro conclude la requisitoria del processo Enimont e poi si leva la toga e se ne va davvero. Dopodiché viene invitato a Arcore da Berlusconi, che gli propone di entrare in Forza Italia e di diventare il numero due di Forza Italia e poi gli dice di scegliersi un incarico istituzionale: o capo dei servizi segreti, o capo di questa autorità anticorruzione, insomma quello che vuole glielo danno, perché? Perché è l’uomo più popolare d’Italia. Di Pietro dice no, dice che non intende fare politica subito, perché ha appena smesso di fare il magistrato e comunque, se la facesse, non la farebbe in un partito già esistente, né tantomeno nel partito di colui che lui stesso ha appena incriminato per corruzione della Guardia di Finanza e quindi da questo momento Berlusconi smette di difendere pubblicamente Di Pietro e i suoi giornali e le sue televisioni cominciano a massacrarlo, fino a quando, con opportune denunce portate o fatte portare, si riesce a attivare una serie innumerevole di processi contro Di Pietro a Brescia che dureranno due anni e terranno Di Pietro per due anni fuori dalla politica: perché? Perché è evidente che uno che ha detto che non bisogna fare politica da indagati, essendo indagato lui, non può certamente contraddirsi e conseguentemente aspetterà di essere prosciolto da tutto per poter entrare in politica dopo le elezioni del 96, quelle vinte da Prodi, alle quali lui non partecipa, perché in campagna elettorale era ancora sotto processo, non era stato ancora prosciolto e invece verrà prosciolto durante la campagna elettorale e allora accetterà poi il Ministero dei Lavori Pubblici nel primo governo Prodi, salvo poi ridimettersi nuovamente nel momento in cui verrà di nuovo indagato a Brescia per un’altra storia, un altro dossier: il dossier D’Adamo /Pacini Battaglia.

Berlusconi, padrone d'Italia, e il caso Marrazzo

Ma chiudiamo con questo flashback che mi interessava raccontarvi perché? Perché oggi sui giornali c’è un’altra storia che ricorda molto da vicino questa storia qua: c’è un signore che ha le mani molto lunghe, è una specie di polipo e che qualunque dossier circoli, qualunque video, qualunque polpetta più o meno avvelenata circoli per l’Italia riesce, con i suoi mille tentacoli, a intercettarla. Perché la intercetta? Intanto perché è il Presidente del Consiglio, poi perché è il capo dei servizi segreti, poi perché il Presidente del Consiglio è il capo di un governo che ha sotto di sé tutte le forze dell’ordine: i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di Finanza e poi perché è un editore di giornali il cui pane quotidiano è quello di visionare foto più o meno rubate, filmati più o meno rubati, filmati che molto spesso vengono addirittura realizzati dalle sue televisioni, perché lui è anche proprietario di televisioni e quindi, quando i filmati non arrivano, vengono fabbricati in casa: per esempio, quello per screditare il giudice Mesiano. Questa volta il filmato di cui stiamo parlando non è di produzione propria della famiglia di Berlusconi, di casa Silvio, è un filmato realizzato a scopi ricattatori da quattro Carabinieri mascalzoni che, avendo saputo che il governatore del Lazio, Marrazzo, frequenta un giro di trans e li incontra ovviamente per scopi sessuali ma anche, probabilmente - questo lo si dovrà verificare nei prossimi giorni - all’interno di festini con la presenza di cocaina e quindi di soldi, perché il sesso a pagamento costa ma la cocaina costa ancora di più, e quei 3. 000 Euro sul tavolo che spariscono sono un pesante indizio, perché è evidente che non sono la mercede del trans, o forse non sono solo la mercede del trans, probabilmente sono anche il prezzo della droga. E allora questi Carabinieri girano questo video e poi lo danno o lo fanno dare un fotografo che, guarda caso, è uno specialista nel ramo trans, perché è lo stesso che aveva beccato il portavoce di Prodi, Sircana, mentre dalla macchina incontrava un trans all’aperto in una strada di Roma e questo fotografo, Scarfone, che lavorava per l’agenzia Corona, e che continua a lavorare, che cosa fa? Si rivolge alle agenzie che devono vendere, che devono intermediare i servizi fotografici e i videotapes ai giornali scandalistici, ai giornali di gossip per vedere chi lo vuole comprare. All’epoca ricorderete che le foto di Sircana furono acquistate dal settimanale Oggi, che poi non le pubblicò, ma prima erano state visionate anche dai giorni Mondadori e conseguentemente, negli ambienti dei giornali, le foto di Sircana erano note e, evidentemente, quando uno viene a sapere una cosa compromettente di un politico, quel politico da quel momento in poi non è più libero, se qualcuno gli fa sapere di averlo filmato e di possedere il filmato. Per cui pregherà tutti i giorni che quel giornale non pubblichi le sue foto e, se quel giornale appartiene al gruppo Rizzoli, dentro il quale c’è tutto il gota della Confindustria e del sistema bancario italiano, beh, è evidente che, volente o nolente, quel gruppo lì tiene sotto scacco il portavoce dell’allora Presidente del Consiglio. Ecco perché, quando Belpietro pubblicò la notizia, che c’erano le foto con Sircana alle prese con trans, scrissi  “anche se l’ha fatto Belpietro ha fatto bene a dirlo, perché solo facendo uscire queste cose finiscono i ricatti: purtroppo ci va di mezzo la persona che ha quel vizietto, però la persona è stata incauta”, questo dissi, è meglio che vengano fuori le cose perché, quando vengono fuori, cessa il ricatto. La stessa cosa avviene stavolta: il fotografo Scarfone cerca di piazzare il videotape in cui pare si veda il governatore del Lazio insieme al trans, o forse ci sono anche due video, insomma c’è della droga, adesso bisogna capire se la droga era lì prima o è stata messa dopo per creare la messa in scena, ma questo è poco importante, in questo momento, per il discorso che facciamo, va all’agenzia fotografica, la quale fa il solito giro dei giornali scandalistici che possono permettersi di comprare questo videotape, che viene offerto a 200.000 Euro trattabili. I primi a riceverlo credo siano quelli di Oggi, nuovamente il settimanale del gruppo Rizzoli, che rifiutano di comprare questa roba, anche perché immaginate un giornale che vende in allegato un filmino di due minuti in cui si vede il governatore del Lazio con i trans e la coca, insomma sarebbe una cosa di una barbarie allucinante, ancora peggio che quello che abbiamo visto in questi anni. Sappiamo che esiste anche una registrazione della D'Addario con Berlusconi, spero che a nessuno verrà in mente di regalarla o di venderla insieme a qualche giornale: è vero che lì non si rischia, perché i giornali sono quasi tutti suoi o amici suoi, quindi lui pericoli non ne corre, ma insomma è evidente che il video viene respinto. Viene respinto e allora che cosa fa l’agenzia?

Alfonso Signorini, una pedina fondamentale nel gioco politico

Si rivolge all’altro grande giornale di gossip, che è Chi, quello diretto da Alfonso Signorini e Chi si prende il suo tempo per decidere: intanto tiene o si fa una copia del video e qui vi devo leggere quello che scrive Fiorenza Sarzanini, che è una fuori classe assoluta, una delle migliori giornaliste investigative che abbiamo in Italia, su Il Corriere della Sera: “ comincia tutto la scorsa settimana, quando l’agenzia Photomasi di Milano contatta il settimanale Chi e offre il video. Racconta, il direttore Signorini, “ me l’ha offerto la titolare Carmen Masi e io l’ho preso in visione. Mi disse che il prezzo era di 200.000 Euro trattabili, ho spiegato subito che non mi interessava però, come spesso avviene per vicende così delicate, ho detto che ne avrei parlato con i vertici aziendali”. Eh, hai un video con cui si può ricattare il governatore di centrosinistra del Lazio che, astuto come una volpe, ha preso la sua testa e l’ha infilata dentro la tagliola, perché già tre anni fa cercavano di incastrarlo con una storia di trans, già nel 2005, quattro anni fa, gli spioni famosi del centrodestra avevano cercato di incastrarlo con una storia di trans, è possibile che non prendi precauzioni e che vai lì con l’auto blu sempre nello stesso posto, facendoti vedere? Voglio dire, hai un vizietto, cerca di coltivarlo con prudenza, proprio la testa nella tagliola, no? E questo Signorini dice “ questa roba è politica”, a lui che gli frega della politica? Lui è un direttore di un giornale di gossip, o meglio che gliene dovrebbe fregare della politica? Il problema è che lui invece è una pedina fondamentale nel gioco politico, Signorini, in quanto è il direttore di un giornale che, con il gossip, è in grado di orientare la politica e l’elettorato con i milioni di copie che.. o meglio, con i milioni di persone che leggono o che comprano Chi. Non dimenticate che è a Chi che Berlusconi rilascia le uniche dichiarazioni approfondite sui suoi scandali sessuali, Chi è il Micromega del mondo berlusconiano, senza offesa per Micromega naturalmente, quello è il livello culturale del nostro centrodestra, purtroppo! E quindi Signorini dice “ non sono uno che deve badare al giornale, io mi devo occupare anche dell’aspetto politico di questo video” e allora che cosa fa? “ Ho detto che ne avrei parlato con i vertici dell’azienda, ho subito informato la Presidente Marina Berlusconi e l’amministratore delegato Maurizio Costa, con i quali abbiamo concordato di rifiutare la proposta”. A questo punto,  scrive la Sarzanini, la stessa Marina Berlusconi presumibilmente avvisa il padre e chi è il padre? E’ il capo del governo, leader dello schieramento opposto a quello di Marrazzo, schieramento opposto che non dispone di giornali di gossip né di un potenziale televisivo tale da mettere in circolazione possibili video che riguardino esponenti del centrodestra. Lunedì scorso - oggi è il 26 - e quindi il 19, la settimana scorsa, il Presidente del Consiglio visiona le immagini: immaginate la scena, prima di partire per la Dacia di Putin Berlusconi si vede il filmino di Marrazzo con i trans e la droga, Cineforum a Palazzo Grazioli! Poi chiama Marrazzo, lo confermano ambienti vicini al capo del governo e lo stesso Marrazzo, lo racconta a alcuni amici, anche se non specifica a tutti chi sia l’interlocutore che l’ha messo in guardia. Durante la telefonata Berlusconi lo informa che il video è nelle mani della Mondadori, gli assicura che la sua azienda non è interessata all’acquisto e gli fornisce addirittura i contatti dell’agenzia per fare in modo che Marrazzo, magari pagando qualcosa o magari no - chi lo sa? - riesca a fare sparire dalla circolazione il video. Ecco perché Marrazzo sperava che il ricatto dei Carabinieri ai suoi danni non portasse gli italiani e, soprattutto, sua moglie e sua figlia, a sapere di quel suo vizietto e il fatto che ricatto riguardava proprio quel suo vizietto, ecco perché all’inizio tenta disperatamente di negare e parla di una bufala. Il problema quale è? Il problema è che qualcuno ha avvertito gli uomini del Ros che c’è un ricatto da parte di questi quattro Carabinieri contro Marrazzo e che l’arma del ricatto è il videotape, o i due videotapes e chi ha avvertito gli uomini del Ros di questo ricatto, visto che Marrazzo è convinto che a saperlo sono talmente poche persone che si può mettere tutto a tacere? Questo è mistero: noi sappiamo che tra i pochissimi a sapere di questo video c’erano il Presidente del Consiglio e il direttore di Chi e che i Carabinieri dipendono dal governo del Presidente del Consiglio. Qui mi fermo, perché non c’è altro che si possa dire su questa vicenda, se non che Marrazzo ovviamente non si deve limitare a autosospendersi, ma deve proprio dimettersi, anche a costo di fare andare il Lazio alle elezioni, tanto andare alle elezioni adesso o andarci tra tre o sei mesi non è che faccia questa grande differenza, trovassero qualcuno spendibile, possibilmente non ricattabile, d’altra parte anche il centrodestra ha visto cadere la sua Giunta per uno scandalo ben peggiore, ossia lo scandalo di Storace. O meglio, Storace fu costretto - scusatemi, mi stavo ricordando male - a dimettersi da Ministro della Sanità dopo che si erano scoperte delle brutte faccende che riguardavano la gestione della sanità nel Lazio ai tempi in cui lui era governatore, insomma anche lo scandalo di Lady A.S.L. e tutto quello che abbiamo spesso raccontato non è che deponga a favore della buona amministrazione del centrodestra. Questo non è uno scandalo che riguardi la buona o cattiva amministrazione di Marrazzo, che aveva fatto delle cose buone e anche delle cose pessime, soprattutto in materia ambientale, ma è evidente che, chi ha ceduto a un ricatto pagando, consegnando assegni a sua firma ai ricattatori e mettendosi quindi nelle loro mani, non può ricoprire una carica pubblica, esattamente per la stessa ragione per cui anche Berlusconi dovrebbe dimettersi, visto che da tempo immemorabile è sottoposto a ricatti prima da parte della mafia, poi da parte delle escort, poi da parte delle ragazzine che piazzava Saccà, “perché sennò parlano”, adesso si è scoperto che perfino Ciancimino, il padre, dal carcere lo ricattava mandandogli delle lettere in cui diceva “ se passa molto tempo senza che succeda qualcosa sarò costretto a uscire dal mio riserbo, che dura da anni”.

Berlusconi ricattato: se parlano è rovinato

Berlusconi ha il problema che ci sono centinaia di persone che, se escono dal loro riserbo, lui è rovinato: vive da decenni in una situazione oggettivamente ricattatoria, pensate se parlasse Mills, dicendo qualcosa in più di quello che aveva già lasciato scritto al suo commercialista e che poi ha tentato invano di ritrattare; pensate se parla Previti, pensate se parla Dell’Utri, pensate se parlano quelli che pagano le tangenti alla Guardia di Finanza e si sono presi tutta la colpa e la condanna per salvare Berlusconi e adesso però sono in Parlamento, pensate se parla un’altra, oltre alla D'Addario, di quelle decine di ragazze che andavano nelle sue varie residenze, pensate se parlasse un’altra Stefania Ariosto, che ha semplicemente visto alcune cose che avvenivano nell’entourage di Berlusconi, di Previti e della magistratura romana. Il terrore di quest’uomo è che parli qualcuno, lui vive in una situazione oggettivamente ricattatoria da ben prima addirittura che entrasse in politica, ma è chiaro che il prezzo del ricatto, quando entri in politica, decuplica. Il problema è che quello che si dice a proposito di Marrazzo sul fatto che non può, uno che ha ceduto a un ricatto, stare lì dove sta, non si riesce a dirlo a proposito di Berlusconi, che è in una situazione ricattatoria per fatti molto peggiori, rispetto a quelli con i quali è stato incastrato, o meglio si è autoincastrato Marrazzo. Da questo punto di vista viene in mente quello che disse Gherardo Colombo a proposito della bicamerale, ossia che “la politica italiana non conosce altro modo di fare le riforme se non con il consociativismo, ovvero con tangentopoli abbiamo scoperto solo la punta dell’iceberg della corruzione, mentre il resto è rimasto sommerso e, su questo sommerso, si sono costruiti ricatti incrociati così inquietanti da indurre tutta la politica, senza distinzione di colori, a bloccare la magistratura prima che vi affondi ancora le mani. Nel metabolismo politico sociale del Paese ci sono ancora le tossine che consigliano di realizzare le nuove regole della Repubblica non intorno al conflitto trasparente, ma al compromesso opaco e un passaggio chiave è la bicamerale. Chi non è stato toccato dalla magistratura e ha scheletri nell’armadio si sente non protetto, ma debole perché ricattabile: ecco, la società del ricatto trova la sua forza su ciò che non è stato scoperto”. Questo diceva Gherardo Colombo, confermato poi, qualche anno dopo, da un’intervista di Giuliano Ferrara a Micromega, nella quale Ferrara diceva “ oggi per fare politica devi essere ricattabile: perché? Perché gli altri devono sapere fino a dove tu ti potrai spingere, quanto è lungo il tuo guinzaglio, quanto è lungo il tuo braccio”. Guardate che è un quadro drammatico, ma ci viene confermato quotidianamente da quello che vediamo: avremmo bisogno, nel centrodestra e nel centrosinistra, di qualcuno che nel passato era troppo giovane per averne combinata qualcuna o era troppo fuori da questi giochi per averne combinata qualcuna; avremmo bisogno di gente che Berlusconi non può alzare il telefono per chiamarla e dire “ sai, ho saputo questa cosa, però da noi è al sicuro, eh, te lo dico in amicizia, stai tranquillo che non la tiriamo fuori!”, da quel momento tu sei nelle sue mani. Allo stesso modo, avremmo bisogno di qualcuno anche nel centrodestra che non fosse ricattabile dalla mafia, dalle prostitute, dai papponi etc. etc., e potesse fare politica invece di occuparsi quotidianamente di tappare la bocca a questo e a quello: da questo punto di vista nel centrodestra la situazione è disperata, perché finché c’è quello lì e tutta la sua banda è evidente che stiamo parlando di un giro di ricattatori e di ricattati, ma il problema sta anche nel centrosinistra. Non ho nulla contro Bersani, ma temo che uno che fa politica da 40 anni e che diventa il leader di un nuovo partito nato nel terzo millennio.. beh, insomma, non è una bella notizia il fatto che sia diventato segretario del PD, perché se il principale partito dell’opposizione è formato da uno che ha fatto già tutto, governatore della regione, Ministro 200. 000 volte etc. etc., che è lì dalla notte dei tempi e conosce vita, morte e miracoli, operazioni finanziarie etc. etc., è evidente che sarà molto più facile che qualcuno gli telefoni per dirgli “ ti ricordi quando quella volta..” etc. etc.. Noi avremmo bisogno di qualcuno un po’ più nuovo, non tanto per giovanilismo o per nuovismo, ma proprio per il fatto che nessuno possa alzare il telefono per dirgli “ ho saputo che hai fatto quella cosa, stai tranquillo che se fai il bravo non te la tiriamo fuori”, perché finché l’opposizione sarà in mano a persone che possono ricevere quel tipo di telefonate non avremo un’opposizione. Passate parola e continuate a leggere Il Fatto Quotidiano. Grazie."


M' ARRAZZO ERGO SUM
di Ro Marcenaro




FOTORICORDO
di Rocco Grieco



MEMENTO
di Paride Puglia

PASTO FESSO
di Giulio Laurenzi


FIFFIRULI'...FIFFIRULA'...
di Lido Contemori



LA FINESTRA SUL PORCILE
di Rocco Grieco
IL CAVALLO CHE SI CREDEVA ASINO
di Gino Di Frenna


IL PUTTANAIO DELLA REPUBBLICA
di Gino Di Frenna


PUNTARE IN ALTO
di Ugo Sajini

MONOGAMIA
di Gianni Allegra

lunedì 26 ottobre 2009

Buongiorno Italia dall' Asino


VAFFANCULO
di Paride Puglia


Giovedì 12 novembre alle ore 12 

presso la Sala Francesca Onofri

Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo

Ministero degli Affari Esteri

Piazza Farnesina 1 – ROMA

 

La versione italiana di

The 2009 Global Hunger Index (GHI)

 

L’Indice globale della fame, realizzato dall’International Food Policy Research Institute (IFPRI) di Washington, l’ONG tedesca Welthungerhilfe e l’ONG irlandese Concern Worldwide, viene presentato per il secondo anno consecutivo nella sua versione italiana da Link 2007.

 

L’Indice, che misura la fame globale combinando tre diversi indicatori, ovvero la percentuale di bambini malnutriti, il tasso di mortalità infantile e la percentuale di popolazione che non ha accesso ad una quantita'  adeguata di calorie, mette in evidenza come la riduzione della fame globale stia procedendo a ritmi lentissimi.

 

Nonostante i progressi registrati dal 1990, alcune regioni continuano a registrare preoccupanti livelli di malnutrizione. Nell’Asia Meridionale così come nell’Africa Sub-sahariana i progressi sono stati marginali, e i recenti eventi hanno alzato il numero di persone denutrite nel mondo. Sono ancora ventinove i Paesi che tutt’oggi vivono situazioni di fame allarmanti o estremamente allarmanti, in cui la crisi economica, la stretta finanziaria e il continuo innalzamento dei prezzi hanno aggravato ulteriormente la gia precaria sicurezza alimentare. La flessione globale, con tagli nei salari, disoccupazione, drastiche riduzioni delle rimesse e degli aiuti di donatori, e'  stata sentita maggiormente da coloro che gia soffrivano di malnutrizione e precarie condizioni economiche.

 

Il rapporto evidenzia inoltre come in alcuni paesi gli alti livelli di malnutrizione siano strettamente connessi ad un trattamento disuguale dei sessi. Se, come indica lo studio, la parità di genere riveste un ruolo fondamentale nella riduzione e nell’eliminazione della fame globale, il rafforzamento del ruolo della donna, l’eliminazione di discriminazioni di genere e la realizzazione di programmi che sappiano rispondere ai bisogni e alle aspirazioni delle donne sapranno garantire processi di sviluppo sostenibile.

 

 

 

Per informazioni

Lele Pinardi 347 1565263 – 02 2822852

Paola Amicucci 328 0003609 - 06 85374332



MIGNOTTOCRACY
di Enrico Bertuccioli


AVVISO IMPORTANTE


Bimbo 17 mesi necessita sangue gruppo b positivo x leucemia fulminante.

Riccardo Capriccioli  cell. 328 2694447


RAGLI&BELATI

di Zacc e Bélina



ALTERNATIVA


Zacc- “Parlo di alternativa e non di opposizione” queste le parole più significative di Bersani


Bélina – a D’Alema?. Mi trova d’accordo  


CHI CERCA TROVA
di Luigi Alfieri


OMBRE ROSSE



di Luca De Santis

A: "Andiamo?"

B: "Eh?"

A: "Ho detto: andiamo?"

B: "Ma dove?"

A: "E' il 25...domenica...ti dice niente?"

B: "...c'è il derby?"

A. "Eccheccavolo, sono mesi che stiamo a bagnomaria nella salamoia come

l'uomo in ammollo del dixan, che accatastiamo ceste e ceste di bucato per

lavarci in casa i panni sporchi, che ci stiamo a confrontare anche le

pieghette delle camicie e adesso arriva lui come la bella lavanderina,

candido candido e mi dice DOVE ANDIAMO???!!!"

B: "Eh, eh...mica me lo sono scordato...uhhh, sei diventato tutto rosso"

A: "Ma ti sembrano scherzi da fare?!"

B: "Beh, non ci si può più divertire? Che poi quello là ci dice che siamo

tutti tristi...che non siamo positivi, che siamo anti italiani..."

A: "Si, vabbè...piuttosto, hai deciso per chi voti?"

B: "Mica facile...no, non ancora...non mi so decidere...non è mica come

prendere un caffé..."

A: "...e certo..."

B: "...un caffé, ottantacentesimi me la cavo..."

A: "...che c'entra?..."

B: "...anche sessanta alla bocciofila..."

A: "...che venale! Ti stai a lamentare per dueurodue?"

B: "..no, no...per carità..."

A: "...ah! Mi pareva..."

B: "...senza zucchero me lo fa cinquantacinque..."

A: "Toh! Se sei indeciso leggiti questa!"

B: "Cheddé?"

A: "Lettera di Franceschini"

B: "Uuuuh...autografa?"

A: "Si, cioè no, beh...in parte, in un certo senso si..."

B: "Si o no?"

A: "E una lettera agli italiani, mica poteva firmarle una ad una"

B: "Ah! Come quelle di Berlusconi..."

A: "E no, caro mio, qui c'e il cuore del PD...c'è la tradizione, la

schiettezza, la forza..."

B: "...cos'è una sambuca?..."

A: "Che cretino che sei, teh! Leggi, vedrai se non ti convince!"

B: "...quando, poco più di sei mesi fa...mumble, mumble...è il momento di

non fermarci...mumble, mumble...io mi sono ricandidato per proseguire questo

lavoro...mumble, mumble...costruire un futuro migliore...mmmmmm...Dario

Franceschini."

A: "Allora?..che forza eh?...convinto?"

B: "Sissi...però scusa, allora dove lo metti il sito internet di Bersani?"

A: "...sito?...internet?...Bersani???...sei sicuro?...secondo me hai

cliccato su qualche velina scollacciata di troppo..."

B: "Mannó ti dico...c'è lui a mezzobusto, poi a destra appaiono e scompaiono

delle frasi, sai, come fossero titoli di coda, roba tipo: "dobbiamo

riportare il merito dal cielo alla terra"...oppure: "non c'è bisogno di

inventarsi un'altra generazione, bisogna aprirgli la strada"...peccato che

non c'è: "con la cravatta, senza cravatta"...quella mi piaceva"

A: "Cavolo, mi metti in crisi...mi ero già convinto...solo che adesso a

guardare 'sta lettera...carta...mica tanto futura...internet invece..."

B: "Eppoi c'è pure Marino..."

A: "Si, si, in gamba...idee nuove...niente da dire...però adesso sta a fare

solo il dito tra moglie e marito..."

B: "...però tra i due litiganti il terzo gode..."

A. "...tre è una folla..."

B: "...chi fa da sé fa per tre..."

A: "Ebbasta con 'sti detti popolari che mi stai a confondere!...uffa, adesso

ho perso la concentrazione...mica lo so più per chi votare"

B: "Dai...decideremo strada facendo, magari andando in là ci prendiamo un

caffé...ci aiuta a schiarirci le idee"

A: "Mmmm...si...al bar all'angolo?"

B: "Alla bocciofila, che ce lo fanno cinquantacinquecentesimi...sessanta con

lo zucchero..."

A:"Ok, dai...si esce"


A:"Salve, ci fa due caffé...per me lungo...tu come lo vuoi?"

B:"Sono indeciso se prenderlo lungo, ristretto o macchiato...mica

facile...non è mica come scegliere un segretario di un partito..."


FASSINO...VELTRONI...FRANCESCHINI...

di Ro Marcenaro


CAZZUS DOCET
di Umberto Romaniello


STALLATICO
di Bandanax


SCOOPPARE NON E' E' COME FOTTERE
di Gianni Allegra

VITE PARALLELE
di Bandanax


FUSTI
di Francesco Raucea


HOMOFOBIA
di Andrea Bersani