C'est un trou de verdure où chante une rivière,
Accrochant follement aux herbes des haillons
D'argent ; où le soleil, de la montagne fière,
Luit : c'est un petit val qui mousse de rayons.
Un soldat jeune, bouche ouverte, tête nue,
Et la nuque baignant dans le frais cresson bleu,
Dort ; il est étendu dans l'herbe, sous la nue,
Pâle dans son lit vert où la lumière pleut.
Les pieds dans les glaïeuls, il dort. Souriant comme
Sourirait un enfant malade, il fait un somme :
Nature, berce-le chaudement : il a froid.
Les parfums ne font pas frissonner sa narine ;
Il dort dans le soleil, la main sur sa poitrine,
Tranquille. Il a deux trous rouges au côté droit.
da ENIO LISI
martedì 29 marzo 2016
Numero 2544 Morte alla Guerra, guerra alla Morte
lunedì 28 marzo 2016
Numero 2543 Quelli che vivono tra noi
Moammed Sceab
di emiri di nomadi
suicida
perche’ non aveva piu’
Patria
e muto’ nome
ma non era Francese
e non sapeva piu’
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffe’
sciogliere
il canto
del suo abbandono
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
so ancora
che visse
venerdì 25 marzo 2016
Numero 2542 Noi vogliamo la pace!
“ PACE ”
Io voglio la pace
Una pace unita
Una pace felice
Senza guerre e distruzione.
Io voglio la pace
per le persone del mondo
per un ideale di libertà e giustizia.
Io voglio la pace.
giovedì 24 marzo 2016
Numero 2541 - Fra i morti abbandonati nelle piazze
da PARIDE PUGLIA
Il paradiso può attendere
ALLE FRONDE DEI SALICI.
E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
da
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Salvatore Quasimodo
da ENIO LISI
mercoledì 23 marzo 2016
Numero 2540 Il diritto di ogni uomo
La guerra e’ nemica dell’umanita’.
Ogni essere umano ha diritto a non essere ucciso.
Per abolire la guerra e’ necessario il disarmo.
Solo la nonviolenza puo’ salvare l’umanita’.
da ENIO LISI
martedì 22 marzo 2016
Numero 2539 Il potere della guerra
Clemente Rèbora (da Le poesie 1913-1957, a cura di Vanni Scheiwiller, All’insegna del pesce d’oro
1961)
Voce di vedetta morta
C’è un corpo in poltiglia
con crespe di faccia, affiorante
sul lezzo dell’aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
affar di chi può, e del fango.
Però se ritorni,
tu, uomo, di guerra
a chi ignora non dire;
non dire la cosa, ove l’uomo
e la vita s’intendono ancora.
Ma afferra la donna
una notte, dopo un gorgo di baci,
se tornare potrai;
soffiale che nulla del mondo
redimerà ciò che è perso
di noi, i putrefatti di qui;
stringile il cuore a strozzarla:
e se t’ama, lo capirai nella vita
più tardi, o giammai.
- Attacco all'Europa, Bruxelles, almeno 34 morti
-Mali, respinto attacco a militari Ue
lunedì 21 marzo 2016
Numero 2538 Apocalisse
I quattro sonetti dell'Apocalisse
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Hojas de Porra, 1985
Nicanor Parra
da ENIO LISI
Francesco Guadagnuolo - Pace in Terra Santa
da PARIDE PUGLIA
Futuro di casa
domenica 20 marzo 2016
Numero 2537 No, Basta!
sabato 19 marzo 2016
Numero 2536 Guerre innocenti
da sempre fanno la guerra,
tu fai "pum" e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E' la guerra.
C'è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.
venerdì 18 marzo 2016
Numero 2535 Il ritorno del combattente
Riceviamo da Enrico Bertuccioli questa bella poesia: Dopo Domani
e mi manchi tanto, quaggiù
non posso aspettare per vederti
e conto i giorni, cara
credo ancora che ci sia l’oro
alla fine del mondo
e tornerò a casa nell’Illinois dopodomani
e sono stanco di prendere ordini
e mi manca la vecchia città di Rockfrod
al confine con il Wisconsin
ma mi manca, non ci crederai
anche spalare la neve e rastrellare le foglie
e il mio aereo toccherà terra dopodomani
e sogno di poterti stringere
ci riempono di bugie
a cui tutti credono
su cosa significa essere un soldato
ancora non so cosa dovrei provare
per il sangue che è stato versato
e voglia Dio, sul suo trono
riportarmi a casa dopodomani
non vogliono morire
più di quanto lo vogliamo noi
quello che sto cercando di dire è
loro non pregano
lo stesso Dio che preghiamo noi?
Dimmi, come fa Dio a scegliere?
Di chi rifiuta le preghiere?
Chi gira la ruota?
E chi lancia i dadi dopodomani?
non sto combattendo per la libertà
sto combattendo per la mia vita
e per un altro giorno qui al mondo
faccio solo ciò che mi hanno detto
siamo solo ghiaia sulla strada
e solo quelli fortunati
tornano a casa dopodomani
e lascerà il posto al gelo dell’inverno, cara
e so che anche noi siamo fatti
di tutte le cose che abbiamo perso qui
avrò ventuno anni oggi
ho messo da parte tutta la mia paga
ed il mio aereo toccherà terra dopodomani”
giovedì 17 marzo 2016
Numero 2534 Non più cadaveri dei soldati
De André - Papaveri rossi
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi ma son mille papaveri rossi lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente così dicevi ed era inverno e come gli altri verso l'inferno te ne vai triste come chi deve il vento ti sputa in faccia la neve fermati Piero , fermati adesso lascia che il vento ti passi un po' addosso dei morti in battaglia ti porti la voce chi diede la vita ebbe in cambio una croce ma tu no lo udisti e il tempo passava con le stagioni a passo di giava ed arrivasti a varcar la frontiera in un bel giorno di primavera e mentre marciavi con l'anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore sparagli Piero , sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra a coprire il suo sangue e se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere vedere gli occhi di un uomo che muore e mentre gli usi questa premura quello si volta , ti vede e ha paura ed imbracciata l'artiglieria non ti ricambia la cortesia cadesti in terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chiedere perdono per ogni peccato cadesti interra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato un ritorno Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio Ninetta bella dritto all'inferno avrei preferito andarci in inverno e mentre il grano ti stava a sentire dentro alle mani stringevi un fucile dentro alla bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi. |
mercoledì 16 marzo 2016
Numero 2533 Il gioco della guerra
martedì 15 marzo 2016
Numero 2532 No war
quando tutti intorno a te la perdono
e ti mettono sotto accusa
Se riesci ad avere fiducia in te stesso
quando tutti dubitano di te,
ma tenere nel giusto conto il loro dubitare.
Se riesci ad aspettare,
senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato,
a non rispondere alle calunnie,
o essendo odiato,
a non abbandonarti all'odio,
pur non mostrandoti troppo buono,
né parlando troppo da saggio.
Se riesci a sognare
senza fare dei sogni i tuoi padroni.
Se riesci a pensare
senza fare dei tuoi pensieri il tuo fine.
Se riesci, incontrando il trionfo e la rovina,
a trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorte da furfanti che ne fanno trappole per sciocchi,
o vedere le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
e umiliarti, e ricostruirle con i tuoi attrezzi ormai logori.
Se riesci a far un solo fagotto delle tue vittorie,
e rischiarle in un sol colpo, a testa o croce,
e perdere, e ricominciare da dove iniziasti,
senza dire mai una parola su quello che hai perduto.
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi,
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non li senti più,
ed a resistere anche quando ormai in te non c'è più niente,
tranne la tua volontà che ripete: resisti.
Se riesci a parlare con la canaglia
senza perdere la tua onestà,
o a passeggiare con i Re
senza perdere il senso comune.
Se tanto nemici che amici non possono ferirti.
Se tutti gli uomini per te contano,
ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto,
con un momento fatto di sessanta secondi,
tua è la Terra, e tutto ciò che è in essa.
E quel che più conta:
sarai un uomo, figlio mio.
da MARILENA NARDI
No War