giovedì 16 novembre 2017

Numero 2742 In fondo in fondo...

da PARIDE PUGLIA


da l'ASINO

Mettiamo per un po' in naftalina il confronto tra Giuseppe Ciarallo e il sottoscritto: la storia vedrà chi ha ragione ma, statene pur certi, qualora Giuseppe dovesse aver, dio non voglia, ragione gliene darò senza esitazione atto. Vorrei invece affrontare un altro argomento: vi pare mai possibile che il sistema attuale veda nel lavoro solo uno strumento per stimolare i consumi? Voglio dire che finché il lavoro verrà visto soltanto come strumento per mettere soldi nelle mani dei lavoratori affinché essi spendano e amplifichino i consumi generando l'espandersi dell'economia a favore dell'industria e della produzione in senso lato, non si risolverà mai in modo soddisfacente il problema "lavoro" e si troverà sempre una giustificazione "tecnica" a porcherie come il job act. Io preferisco invece credere che il lavoro sia lo strumento per consentire ai lavoratori  di  vivere in dignità la loro giusta remunerazione, procurarsi una casa, avere il cibo necessario per sé e per i propri figli, potersi procurare i giusti svaghi e i giusti riposi, alimentare le proprie conoscenze e accrescere il proprio livello culturale. Per sé stessi, per la loro felicità!  Lavoro in cambio di  felicità. Anche questa impostazione mette in movimento i consumi ma è l'approccio al concetto di lavoro che cambia con tutto ciò che a livello sociale questo comporta. Nel mio modo di vedere è l'uomo, il lavoratore il protagonista, nel mondo globale è il denaro. Preferisco l'uomo.